LE ORIGINI DEI TRANSFORMERS
Per ricercare le origini dei Transformers si deve risalire ai primi anni 60, la loro nascita è passata attraverso diversi continenti e diverse aziende di giocattoli, inoltre i nostri eroi metallici vantano un aspetto molto raro, quasi unico rispetto ad altri giocattoli ispirati a serie animati, ed è proprio il non derivare da un cartone animato ma di aver costituito fonte di ispirazione per esso.
Per descrivere in maniera adeguata l’evoluzione di questo gioiello del giocattolo occorre fare un salto temporale di quasi 50 anni.
Durante gli anni 60 La casa americana Hasbro inizia a pubblicare una linea di action figures, di ispirazione militare, i G.I.Joe ottenendo un successo planetario senza precedenti.
Questi giocattoli, trovano un clima molto fertile tra bambini americani di quel periodo, nati e cresciuti con il mito della guerra (si pensi a tutta la propaganda militare per il pre e post Vietnam e la corsa a gli armamenti).
Da questa linea di guerrieri (alti 12”) molto ben articolati e posabili molte altre case produttrici di giocattoli trovano ispirazione per futuri capolavori quali Big Jim, Action Man..
La casa giapponese Takara all’inizio degli anni 70 acquista i diritti per importare in Giappone i G.I.Joe, e li immette nel mercato nipponico con il nome di “Combat Joe” e successivamente pubblica uno spin off degli stessi personaggi, in versione trasparente con circuiti a vista e dando loro il nome di Henshin Cyborg
Entrambe le linee furono poi rimpicciolite rispetto ai G.I. JOE originali, anche per andare incontro alle necessita di spazio delle piccola case giapponesi, infatti le nuove figure erano alte circa 4”.
Takara, applicando alla lettera il motto asiatico “Import, Improve, Export” dedice verso la fine degli anni 70 di rinnovare la sua linea di personaggi(che NON aveva un cartone animato di riferimento) da soldati cyborg spaziali a guerrieri dotati di mezzi futuristici, pilotabili, e modulari.
Nasce la mitica linea Microman
Sul retro delle confezioni si leggevano storie curate e avvincenti, i Microman furono presentati come alieni invasori che giungevano dal pianeta Micro Earth e che nascosti tra i giocattoli potevano assumere il controllo di macchine sempre più potenti, unendo pezzi e formando complesse strutture.
Questa invasione di uomini macchina, "fece arrivare" robot sempre più strani dal pianeta Micro Earth, perfino oggetti di tutti i giorni in scala 1:1 che all’occorrenza si potevano trasformare in cyborg, dalla linea Micro Change dei Microman nascono personaggi come Cassette Man (una radio, chiamato Recorder Robot in Italia), Tremor, Iena, Tartar (che potevano essere scambiati per Cassette), Gun Robot Walther P-38 (una pistola, rilasciata anche in versione U.N.C.L.E con mirino), Camera Robots (antenati dei Reflectors)... la lista è immensa
La linea Microman, ha dato il via ad una vera e propria rivoluzione nel giocattolo. Sia per la sua estrema varietà di “sotto categorie” sia per le scelte tecniche a dir poco all’avanguardia. Alcuni mezzi di questa linea avevano piloti che si potevano inserire, meccanismi magnetici e trasformazioni mai viste. Fu solo l’inizio di una scuola di ingegneria del giocattolo che anche oggi potrebbe reggere il confrontoe superare prodotti dei nostri anni (che costano in proporzione 20 volte tanto), e alla quale i moderni giocattoli trasformabili devono pagare tributo perché tutto si basa su quello che Takara ha insegnato al mondo dei produttori di giocattoli.
Inutile specificare che stiamo parlando di oggetti interamente in metallo, rivolti ai bambini, volutamente duraturi e volutamente robusti.
Si tratta di veri e propri capolavori di design e ergonomia, una rivoluzione di stile e l’inizio dell’era dei Die Cast “moderni”.
(Non dimentichiamo che anche la Popy era attiva dagli anni 70 anni sfornando capolavori come i Chogokin)
Verso la fine degli anni 80 la Mego Corporation, acquistando i diritti dalla Takara produce in America una nuova linea di giocattoli tecnicamente ispirati ai personaggi giapponesi di manga e anime, si può dire i nipoti dei microman, sfruttando le innovative connessioni magnetiche e la simbiosi di uomini e macchine, nascono cosi i Micronauti, il brevetto Takara del Jeeg magnetico non ha caso è ripreso nella struttura di ogni micronauta.
Quasi parallelamente alle ultime uscite della mastodontica linea Microman la Takara pubblica un’altra pietra miliare della storia del giocattolo, nata in parte dalle idee proprio di Micro Change e Car Robot, i mitiici Diaclone.
L’evoluzione della tecnica di produzione e progettazione a mio parere in Giappone negli anni 80 raggiunge il culmine, vanta un livello mai raggiunto altrove e ineguagliato finora, considerando l’assenza di computer, l’assenza di stampa plastica evoluta, solo forte di menti brillanti al lavoro su un prodotto competitivo, in una giungla di concorrenza (non come i Myth per Bandai…)
Anziché spendere parole per descrivere i Diaclone, lascio parlare questi filmati pubblicitari dell’epoca e ditemi voi che personaggi riconoscete..
VIDEO Pubblicità Diaclone Giapponese
I Diaclone sone a tutti gli effetti i genitori dei Transformers, la loro modularità, la capacità di trasformarsi in autoveicoli, aerei, basi spaziali, la presenza di meccanismi a molla, a scatto, la possibilià di sfruttare un design perfetto per unire più cose e formare enormi playset ha fatto di questa linea in assoluto insieme ai Robottoni Popy una pietra miliare per il collezionismo di qualità del giocattoli vintage.
I mini piloti chiamati Dianauti potevano seguire percorsi magnetici all’interno dei robot, le trasformazioni spesso potevano essere compiute automaticamente....
Alcune immagine di repertorio della linea Car Robot Diaclone derivata dai Micro Change
Dopo l’esportazione della linea Diaclone in USA, la Hasbro decide di acquistare i diritti della Takara per Diaclone e Microman/Microchange e nel 1984 di fondere le due linee in una nuova linea (nuova si fa per dire) detta Transformers , raggruppando i mezzi più strani e belli, come gli oggetti in scala 1:1 Microchange, i Car Robots e i grandi robot componibili Diaclone, e creando una linea di macchine senza piloti (ma nei progetti originali restavano le cabine per cui i Transformer G1 le hanno), e passando spesso alla plastica (al posto del metallo), per contenere i costi.
VIDEO Prima Pubblicità Transformers 1984
Si decise di pubblicare una linea di fumetti a supporto del lancio dei giocattoli, ( ripescando dalle affascinanti avventure dei microman nascosti tra la folla, e le battaglie stellari dei Diaclone) e venne affidata l’opera alla Marvel.
Contemporaneamente la serie TV Transformers G1 prende vita come co-produzione tra la Nipponica Tokyo Movie Shinsha e l’Americana Sunbow.
Onore al merito per la Takara ma non si potrebbe dimenticare un’altra azienda, che produsse la sua linea di aerei trasformabili definiti Kanzen henkei (perfettamente trasformabili), la giapponese Takatoku .
La Takatoku nel 1982 introdusse sul mercato, grazie al genio creativo Shoji Kawamori (figura sotto) una collezione di aerei ispirati al modello anni 60 North American XB-70 Valkyrie e dal modello Grumman F14 (per la sue geometria variabile), inutile dire che stiamo parlado di Macross, poi chiamato Robotech in america.
La Hasbro acquistò i diritti anche di produrre le Valkyrie e infatti il personaggio Transformers Jetfire che compare nelle prime puntate della serie G1 del 1984 è proprio un VF 1. Attualmente il marchio è di proprietà Bandai
Dopo il 1984 è tutta storia che conosciamo, personalmente sto cercando di recuperare ogni transformers vintage possibile, e non mento nel dire che vorrei Microman e Diaclone. Chissà, magari piantando li di comprare myth Ex che non mi regalano gioia …. Naaaaa….sto scherzando, devo solo guadagnare di più o smettere di mangiare!
Ultima modifica di AlbertVanK il Mer Ott 16 2013, 08:46 - modificato 2 volte.